A piedi o con i carri e le slitte a barattare i propri prodotti
Per procurarsi i generi alimentari non disponibili sul posto (in particolare il sale, indispensabile alla conservazione dei cibi), i Saurani, quando non erano impegnati nei lavori agricoli e negli alpeggi, si recavano a piedi, coi carri o con le slitte nei paesi vicini a barattare o a vendere i propri prodotti. Fulgenzio Schneider descrisse efficacemente questo sistema di scambio: «Venne così ad aprirsi il commercio per la esportazione dei prodotti latticini e l’importazione dei cereali, e questo maneggio era già venuto al suo colmo verso il 1870. […] Il cambio delle merci viene fatto la maggior parte nel tempo invernale ed i trasporti effettuati con sclitte ed a spalle di uomini, di donne e fanciulli ed ordinariamente il lunedì di ogni settimana era per tutti il giorno fissato. Seguivano delle lunghe file di gente come processioni, che partivano da Sauris poco dopo la mezzanotte, coi lumi accesi per illuminare il faticoso monte Pura. Non viene tenuto conto del freddo né della caduta di neve se non era troppo forte, e molto meno se il sentiero non era ben fatto, perché la necessità costringeva di affrontare qualunque pericolo per fornirsi di un po’ di grano, e specialmente anche per accontentare i mercanti di Ampezzo che arroganti aspettavano la portata del burro». Queste condizioni andarono migliorando tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, con l’istituzione di due latterie sociali e dell’Unione Cooperativa di Produzione e Consumo di Sauris (1920), che permise la commercializzazione dei prodotti su più vasta scala e l’importazione a prezzi più vantaggiosi.